sabato 6 dicembre 2008
Google Chrome, mostra i primi problemi
Google Chrome, il nuovo browser web di Google, dopo pochi mesi dal lancio, presenta già i primi problemi di sicurezza.
Il primo problema evidenziato da SecuriTeam riguarda una vulnerabilità che permetterebbe a un hacker di mandare in crash il browser attraverso un codice pubblicato su un sito web. Un problema fastidioso, che potrebbe essere risolto facilmente.
La seconda segnalazione è invece più grave, sembra infatti che attraverso Chrome sia possibile scaricare codice dannoso per Windows senza che l’utente sia consapevole. Il problema è comunque legato sia al sistema operativo di Microsoft sia al browser di Google.
Google non ha ancora indicato quando intenderà rilasciare un aggiornamento per correggere queste e potenziali altre vulnerabilità.
giovedì 2 ottobre 2008
Zenit nella bufera
Un'inchiesta della magistratura spagnola sulla mafia russa getta più di un'ombra sulla vittoria della Coppa Uefa 2008 da parte dello Zenit San Pietroburgo. Il giudice Baltasar Garzon ha in mano alcune intercettazioni in base alle quali, stando a quanto scrive oggi il quotidiano El Pais, la semifinale di ritorno vinta 4-0 dai russi contro il Bayern Monaco sarebbe stata truccata.
L'inchiesta, denominata Operacion Troika, ruota attorno a Guenadis Petrov, uno dei massimi leader dell'organizzazione mafiosa Tambobskaya, con sede a San Pietroburgo. Gli inquirenti, che hanno inviato una rogatoria in Germania in merito alla presunta combine, hanno fatto luce sui molteplici interessi imprenditoriali legati al crimine organizzato.
Tra questi, appunto, ci sarebbe anche lo Zenit, rampante formazione russa che dopo la vittoria del campionato centrò nella scorsa stagione la Coppa Uefa, battendo in finale i Glasgow Rangers. In un'intercettazione del maggio scorso tra Petrov e uno dei suoi uomini, Leonid Christoforov, emergerebbe come quest'ultimo sapeva in anticipo il risultato della partita contro il Bayern, finita 4-0.
E lo stesso Petrov, parlando con un altro interlocutore, affermava di aver pagato 50 milioni al Bayern, senza specificare la valuta. Petrov e alcuni suoi uomini sono in prigione dal giugno scorso. La Uefa, fa notare El Pais, ha aperto un'inchiesta per studiare 26 partite sospette, sulle quali ci sarebbero state eccessive scommesse via Internet.
Parallelamente, pochi giorni fa la Uefa ha creato una commissione di inchiesta per indagare su 26 partite del torneo. "Quando ci sono voci del genere se ne occupano i nostri uomini della commissione disciplinare, esamineremo più da vicino il caso", ha spiegato alla France Presse William Gaillard, direttore della comunicazione dell'Uefa e collaboratore del presidente Michel Platini.
mercoledì 1 ottobre 2008
Il Leonardo Da Vinci sommerso dalla vergogna!
Quello che per anni è stato uno dei migliori licei della provincia e forse anche della regione da quest'anno ha completamente perso il suo ranking, finendo in un pozzo di vergogna per quanto riguarda l'organizzazione e l'applicazione per la risoluzione dei vari problemi del collegio scolastico!
Il Leonardo Da Vinci al suo interno ospita anche gli alunni della ragioneria, che inspiegabilmente si trovano al centro della bufera!
I fatti sono avvenuti cosi!Gli alunni del liceo hanno protestato giustamente per la mancanza di aule(Problema che si sta avendo in tantissimi istituti della provincia).Il preside alla richiesta degli alunni ha fatto appello alla provincia e fin qui tutto bene.
Poi però la provincia non prende provvedimenti e al liceo parte l'Armageddon, i liceali protestano giustamente e il preside per non far crollare l'ultimo pilastro decide di convocare un'assemblea straordinaria con tutti gli alunni!Nella quale il liceo finisce di sommergersi nella vergogna;
Prima chiedendo di escludere dalla sede la ragioneria, atto davvero poco nobile e giusto che invece di risolvere il problema ha ancor di più infuocato la situazione perchè la ragioneria si è sentita offesa, a quanto neanche il liceo è proprietario della sede quindi potrebbe essere tranquillamente viceversa;
E per secondo il preside che ha accusato un alunna di fascismo!Un atto da vera e propria richiesta di dimissioni!
Oggi invece quando tutto doveva risolversi, il preside si è presentato con circa 40 minuti di ritardo e gli alunni hanno occupato la scuola!
Secondo me in modo inutile perchè le classi non possono uscire dal nulla!
Credo che queste siano le uniche soluzioni:
1)O il liceo di sua tasca trova una nuova sede alla ragioneria che riceve la minoranza degli alunni!
2)O il liceo acquista una nuova sede come hanno fatto diverse scuole casertane!
Quindi occupare è completamente inutile, perchè infatti dopo 2 ore hanno deciso di sostituire l'occupazione con una manifestazione davanti la sede a caserta!E questo mi incoraggia perchè dopo una settimana di casini e vergogne gli alunni e i rappresentanti del liceo hanno capito che non se la devono prendere con la ragioneria o la propria amministrazione, ma con la sede a caserta!
giovedì 4 settembre 2008
Il ritorno di Daron Malakian
Il 26 luglio è uscito il primo album dei "Scars of broadway" (Titolo dell'album omonimo). Fondatore di questo gruppo Daron Malakian (Seconda voce e chitarrista dei system of a down) e John Dolmayan (Batterista dei system of a down).
Avendo ascoltato l'album, posso dire che c'è tantissimo stile dei system e come principale cosa ce la lotta contro la guerra e alla pace, classica dei testi dei system, che sono uno dei gruppi che più combattono la guerra, cercando di trasmettere i loro messaggi!Famossissimo il video "Empty walls" in cui vengono riprodotti tutti i momenti più conosciuti e brutti delle guerre in corso in un asilo!E Famosissima la frase del brano B.Y.O.B. "Why don’t presidents fight the war?
Why do they always send the poor? (Perchè i presidenti non combattono la guerra? Perchè inviano sempre i poveri)
Daron Malakian, ritenuto ormai dai giornali americani il miglior chitarrista rock e doom metal in attività si è presentato alla conferenza del nuovo tour in uno stile, come potete vedere dalle immagini, da barbone, aggiungendo che andrà in tour con questa acconciatura per far capire al mondo quanta gente vive per strada senza avere ne casa ne cibo!
2008
2005
Avendo ascoltato l'album, posso dire che c'è tantissimo stile dei system e come principale cosa ce la lotta contro la guerra e alla pace, classica dei testi dei system, che sono uno dei gruppi che più combattono la guerra, cercando di trasmettere i loro messaggi!Famossissimo il video "Empty walls" in cui vengono riprodotti tutti i momenti più conosciuti e brutti delle guerre in corso in un asilo!E Famosissima la frase del brano B.Y.O.B. "Why don’t presidents fight the war?
Why do they always send the poor? (Perchè i presidenti non combattono la guerra? Perchè inviano sempre i poveri)
Daron Malakian, ritenuto ormai dai giornali americani il miglior chitarrista rock e doom metal in attività si è presentato alla conferenza del nuovo tour in uno stile, come potete vedere dalle immagini, da barbone, aggiungendo che andrà in tour con questa acconciatura per far capire al mondo quanta gente vive per strada senza avere ne casa ne cibo!
2008
2005
Pechino, colpisce e affonda:Campionessa di nuoto affetta da polmonite
La nuotatrice australiana Stephanie Rice, tre medaglie d'oro e record del mondo ai Giochi olimpici di Pechino, ha la polmonite
Lo ha annunciato la stessa atleta appena rientrata da Pechino. "Avverto i primi sintomi che fanno pensare a polmonite - ha spiegato la campionessa - Già a Pechino non stavo bene ma al mio ritorno la situazione si é aggravata". La Rice ha dovuto annullare parte del tour organizzato per promuovere una linea di abbigliamento assieme al suo amico e campione australiano di nuoto Eamon Sullivan. La nuotatrice, 20 anni, ha vinto a Pechino l'oro nei 200 e nei 400 misti e nei 4x200 stile libero, stabilendo in tutte e tre le specialità il nuovo record del mondo.
mercoledì 27 agosto 2008
Niente diritti TV in chiaro, almeno per ora
Si è conclusa da poco la riunione per la vendita dei diritti tv in chiaro dei campionati di Serie A e B, le due parti e cioè Lega Calcio e emittenti televisive non hanno trovato l’intesa, ciò significa che se le cose dovessero restare così nel prossimo week end non sarà possibile vedere nessuna immagine dai campi a meno di non possedere un abbonamento a SKY oppure una tessera Mediaset o La7 per il digitale terrestre.
Lo stesso discorso vale anche per i diritti radio, per la prima volta quindi gli appassionati dovranno rinunciare a “Tutto il calcio minuto per minuto“, la storica trasmissione in onda ininterrottamente dal Gennaio del 1960. La conferma è arrivata direttamente dalla bocca del presidente di lega Adriano Galliani che ha anche spiegato i motivi del mancato accordo:”
“L’assemblea generale straordinaria di Lega calcio ha respinto all’unanimità le offerte per i diritti radiofonici e televisivi del calcio, che sono quindi rimasti invenduti. Ci dispiace molto che i campionati di serie A e B partano senza la possibilità di vederli per chi non ha la pay tv, ma ci siamo trovati davanti a offerte che non potevano essere accettate. Non è possibile che un prodotto, che fino a poco tempo fa valeva 75 milioni di euro, considerato Rai, Mediaset e La7, possa essere adesso svenduto a 20,5 milioni. È impossibile la vendita solo per la fascia serale a Rai e Mediaset, non possiamo pensare di vendere anche solo una parte a meno di certe cifre.”
Mike, il pollo senza testa
Sembrerebbe una storia degna di Edgar Allan Poe, tipo il fantasma decapitato che tormenta i vivi, ma così non è. Stiamo infatti parlando della vera storia di "Mike the Headless Chicken", com’è conosciuto negli Stati Uniti, ovvero il pollo che visse per ben 18 mesi benché privo della propria testa.
Il fatto ha dell’incredibile e si svolge il 10 settembre del 1945 a Fruita, nel Colorado. Destinato a diventare la cena di un agricoltore, Lloyd Olsen, Mike divenne invece la “gallina dalle uova d’oro” di quest’ultimo. Olsen, infatti, commise un errore nel tagliare la testa del pollo e, mentre la sua testa morì, il suo corpo restò in vita. La mattina seguente Olsen trovò Mike che dormiva con la sua "testa" sotto l’ala, come se nulla fosse, e visto che il pollo sembrava ben determinato a non morire escogitò un modo per nutrirlo. Mike fu quindi nutrito con una mistura di grano ed acqua versati direttamente nell’esofago mediante un contagocce.
Era quindi chiaro che Mike fosse speciale. Olsen lo inviò all’Università dello Utah affinché fosse studiato. Alla fine gli inizialmente scettici scienziati decretarono che Mike era rimasto in vita poiché la lama dell’ascia aveva mancato la giugulare e un grumo aveva impedito che morisse dissanguato, e che comunque non aveva riportato traumi. Inoltre, nonostante la sua testa fosse conservata in un barattolo, la maggior parte del bulbo cerebrale e un orecchio restarono attaccati al corpo. Dato che la maggior parte dei riflessi di un pollo sono controllati dal bulbo cerebrale, Mike fu in grado di rimanere piuttosto “in salute”. Il pollo era infatti perfettamente in grado di stare in piedi e di girare come se nulla fosse accaduto, e continuò persino a crescere! Anzi, Mike riusciva a stare perfettamente in equilibrio ovunque si appollaiasse e riusciva anche ad emettere dei gorgogliii con la gola, anche se era buffo vederlo tentare di allisciarsi le penne con la sua testa inesistente.
Come potete immaginare Mike divenne famoso e Olsen accettò la proposta di un'impresario e iniziò ad esibire il pollo in giro per gli Stati Uniti. A “Miracle Mike”, come presto fu ribattezzato, fu anche dedicato un articolo sulla rivista Life e la sua fama crebbe, al punto di far guadagnare a Olsen circa 4.500 dollari al mese, che nel 1945 non erano pochi.
Purtroppo l’assenza della testa di Mike causava accumuli di muco che lo portavano a soffocare. Olsen escogitò un modo per rimuovere il muco mediante una siringa. Ma un giorno tutto finì. Al ritorno da un tour con Mike i coniugi Olsen si fermarono in un motel a Phoenix. Quella notte udirono Mike soffocare ma si resero conto di aver lasciato la siringa nella loro precedente sosta e non poterono fare nulla per salvarlo. Purtroppo questa volta il povero Mike morì sul serio.
Ma la storia ha un seguito: infatti dal 1999 la città di Fruita celebra una giornata dedicata al pollo “decollato", in onore di uno dei suoi più celebri cittadini. Per saperne di più potete visitare il sito Web ufficiale di Mike.
sabato 16 agosto 2008
Michael Phelps:Extra-Terrestre
Michael Phelps vince il settimo oro nel nuoto specialità 100 farfalla alle Olimpiadi di Pechino, ed eguaglia il record di sette medaglie d’oro che durava da 36 anni, dai Giochi di Monaco ‘72 di Mark Spitz.
L’americano Michael Phelps ha conquistato il settimo oro nei 100 m farfalla con il tempo di 50”58. Argento al serbo Milorad Cavic (50”59), bronzo all’australiano Andrew Lauterstein (51”12).
Per Phelps si tratta complessivamente della tredicesima medaglia d’oro alle Olimpiadi, comprese le sei medaglie vinte nelle Olimpiadi di Atene 2004.
Il commento di Phelps:
“Sinceramente credevo di aver perso la gara - ha spiegato - Il mio desiderio era quello di essere un olimpionico tale da essere ricordato. Sono stato ispirato per anni da Mark Spitz e ora mi trovo insieme a lui nella storia delle Olimpiadi, insieme a gente come Jesse Owen o Carl Lewis, non so cosa dire mi mancano le parole`. Bene cosi”
Il commento di Mark Spitz:
“Questo risultato mostra che questo ragazzo non è solo il più grande nuotatore di tutti i tempi alle Olimpiadi, ma forse è il più grande atleta in assoluto“.
Il commento del serbo Milorad Cavic:
“E’ il più grande atleta che questo pianeta abbia mai visto, mi ha lasciato estasiato”.
sabato 2 agosto 2008
Casiniadi
Fra pochi giorni inizieranno le Olimpiadi di Pechino.
Purtroppo l'attesa è stata e continua ad essere caratterizzata da diversi problemi.
Uno dei principali è l'inquinamento. Il livello delle sostanze inquinanti è tale da mettere a rischio alcune gare a lunga distanza, come atletica e ciclismo. Per questo motivo le auto diesel acquistate a Pechino dovranno soddisfare i requisiti China VI, equivalenti alle Euro4 europee. Basterà?
Inoltre siamo ad agosto dove il caldo è torrido, e la città di questi periodi è soggetta a tempeste di sabbia.
Dunque, il clima e l'inquinamento minacciano i giochi. Ma ci sono altri problemi, forse ben più gravi.
Come ricordate, in questi mesi, numerose critiche e polemiche sono arrivate dai Paesi Occidentali riguardo alla politica attuata dal governo cinese sulla questione del Tibet. Tensioni e incidenti continuano ad avvenire nella capitale.
Oltretutto in queste settimane i cinesi stanno discriminando persone di colore e mongoli. In pratica non potranno entrare negli stadi e nei locali pubblici situati nei pressi degli impianti sportivi. Che discriminazione!
Non è finita qui! Il governo cinese ha stabilito la chiusura delle fabbriche fino alla fine delle Olimpiadi, lasciando di conseguenza migliaia di persone senza lavoro, che ovviamente protestano.
Infine alcuni atleti, in questa settimana, sono risultati positivi ai controlli antidoping. Questi atleti sono italiani...Senza parole.
Insomma, a pochi giorni dalla cerimonia inaugurale, i problemi non si placano. Che Olimpiadi vedremo?
Dal blog http://www.diegogarciablog.blogspot.com/
domenica 27 luglio 2008
Ragazzino calcola la fine del mondo
Un 13enne tedesco: «C'è una probabilità su 450 che l'asteroide Apophis colpisca la Terra nel 2036»
POTDSAM (Germania) – È la più grande minaccia per il nostro pianeta: il 13 aprile del 2036 - la domenica di Pasqua - l'asteroide "Apophis" entrerà nell'orbita terrestre. Avrà una probabilità dello 0,2 per cento di schiantarsi contro il nostro pianeta. Sembra poco, ma non si sa mai. Lo ha calcolato un ragazzino di 13 anni di Potsdam, in Germania. Secondo le formule matematiche del giovane Nico Marquardt, la Nasa ha sbagliato - e non di poco - le sue previsioni sulla possibile collisione dell'asteroide con la Terra: per il giovane tedesco la probabilità d'impatto è una su 450 e non una su 45 mila. Il tam tam mediatico si è scatenato dopo la notizia che anche la Nasa aveva dato ragione al giovane. Ma successivamente è arrivata una secca smentita: «Non abbiamo avuto nessun contatto con lui».
ASTEROIDE KILLER - Troppo tardi. La notizia del "ragazzino che ha beffato la Nasa", era prevedibile, ha fatto il giro del mondo in queste ultime due settimane. Il pericoloso asteroide, dal diametro di 320 metri e dal peso di diverse decine di milioni di tonnellate, potrebbe colpire la Terra tra 28 anni con maggiore probabilità di quella calcolata dagli esperti dell'agenzia statunitense, assicura il giovane Nico Marquardt, piccolo genio del ginnasio di Humboldt che ha osservato e fotografato l'asteroide col telescopio dell'istituto di astrofisica di Potsdam (AIP), a Babelsberg. La traiettoria di Apophis potrebbe venire modificata a causa di uno scontro con uno dei migliaia di satelliti che gravitano intorno al nostro pianeta, ha scritto lo studente nel progetto scolastico sull' "Asteroide killer", vincitore tra l'altro di un premio speciale al recente concorso tedesco riservato ai giovani ricercatori "Jugend forscht".
CATASTROFE - L'incredibile storia è stata raccontata dal quotidiano Potsdamer Neueste Nachrichten. «Nello scontro con la Terra si libererebbe l'energia di 65 mila bombe nucleari come quella che distrusse Hiroshima nel 1945. Morirebbero milioni di persone; una fitta polvere coprirebbe il cielo per anni; un gigantesco tsunami scaturito nell'Oceano Atlantico allagherebbe parti della Terra«, ha raccontato Nico al giornale. L'adolescente sogna di poter, un giorno, lavorare proprio alla Nasa.
CLAMORE - Ma una certezza sulle probabilità per le quali il gigantesco asteroide fatto di iridio e ferro cada sulla Terra si avrà solo nel 2029, quando passerà a soli 32.500 km dal nostro pianeta. Secono l'agenzia europea Esa «le probabilità che questo colpisca la Terra restano remote, e il rischio che colpisca uno dei 35.880 satelliti geostazionari è vanificato dalla traiettoria che segue».
CALCOLI - Gli scienziati che studiano i cosiddetti asteroidi Neo (Near-Earth Objects, cioè gli oggetti che passano vicino alla Terra) hanno ribadito alle reti televisive americane che «le stime del probabile impatto di Apophis restano 1 su 45.000», negando infine di aver mai dato credito alle teorie del giovane Nico Marquardt.
giovedì 24 luglio 2008
GTA IV: Il Codacons chiede il sequestro perché troppo violento
Stupri, omicidi, pestaggi, prostituzione e linguaggi volgari.
E’ questo il succo di Grand Theft Auto IV, comunemente chiamato GTA e che in Italia, arrivato da poco, sta già riscuotendo un largo successo fra i giocatori.
Un videogioco dal successo dubbio è, invece, per il Codacons, che ha presentato un esposto a 104 procure della Repubblica di tutta Italia per chiedere che venga ritirato dal mercato nostrano e sia fatta un’indagine di studio, alla luce della possibile istigazione a delinquere che suscita nei minori.
Innanzitutto il ragazzino, giocando, veste i panni di un malavitoso, il cui scopo è quello di diventare un capo clan mafioso a Liberty City, riproduzione fedele di New York, e per farlo ha a disposizione un’unica arma: la violenza.
Il Codacons, che ritiene plausibile un’influenza psicologica (e forse anche comportamentale) di un videogioco come questo sulla psiche malleabile di un ragazzino, porta a dimostrazione di questa tesi la decisione dei produttori di GTA di rispettare le normative europee sulle indicazioni all’uso, pubblicando il gioco con il marchio PEGI, ovvero quello che ne sconsiglia l’uso al di sotto dei 18 anni. Evidentemente, se i produttori hanno optato per questa scelta - si figura il Codacons - significa che l’impatto emotivo e destabilizzante sul minore non è qualcosa di irrilevante, per quanto non esistano ancora studi attendibili che dimostrino una relazione di causa-effetto tra la violenza videogiocata e la violenza compiuta nel mondo reale; d’altra parte, però, non sembra nuova e senza dimostrazione la consapevolezza che, un’esposizione alla violenza (da qualsiasi parte arrivi: tv, giornali, famiglia… ) soprattutto per minorenni, bambini e adolescenti, non sia affatto desiderabile e che, in alcuni casi, influenzi negativamente i modelli di crescita formativa del soggetto. Pensiamo semplicemente alle baby gang di cui si parla tanto… come mai stanno esplodendo proprio in questo momento storico? A voi le risposte.
domenica 20 luglio 2008
«Cappotto di legno» così i Casalesi uccidono Saviano: rapper canta la morte dello scrittore
Lucariello, voce degli Almamegretta e fortemente voluto dallo stesso Saviano, che ha supervisionato il testo
Roberto Saviano ucciso dalla camorra. Ipotesi di pura finzione, alla base del brano «Cappotto di legno», ispirato alla vicenda dell’autore di «Gomorra» e alla sua «condanna a morte» da parte del clan dei Casalesi, nuovo lavoro del rapper partenopeo Lucariello, voce degli Almamegretta e fortemente voluto dallo stesso Saviano, che ha direttamente supervisionato il testo. «Cappotto di legno», nel gergo della malavita propriamente la bara, nasce dalla sincera stima reciproca e da una fitta corrispondenza iniziata nell’estate del 2007 tra Lucariello e Roberto. Nel testo, costruito sulla base di indispensabili informazioni e suggestioni fornite dallo stesso Saviano, Lucariello capovolge la classica retorica anticamorra, descrivendo dalla prospettiva di un killer di Casale l’immaginario omicidio del giovane scrittore.
Interamente in dialetto il testo, che inserisce al termine i campionamenti della voce di Nicola Schiavone, padre del boss Francesco detto «Sandokan» che definì il suo accusatore, Roberto Saviano, «un buffone, un pagliaccio». Lucariello, nato e cresciuto e Scampia, si è avvalso per gli arrangiamenti di Ezio Bosso, giovane compositore, curatore peraltro della colonna sonora di «Io non ho paura», pellicola diretta da Gabriele Salvatores. E proprio il regista premio Oscar per «Mediterraneo» ha curato la sceneggiatura del video, interamente prodotto e finanziato da MTV Italia, della canzone, in cui la voce cruda di Lucariello si fonde perfettamente con gli archi di Bosso negli spazi suggestivi del Teatro All’antica di Sabbioneta.
E’ la prima volta in assoluto che l’emittente musicale cara ai giovani di tutto il mondo finanzia e produce un videoclip. «Cappotto di legno» ha avuto il privilegio grazie al particolare messaggio sociale che veicola, inserendosi alla perfezione nel progetto ideato da MTV «No mafie», a cui è dedicata l’intera giornata di venerdì 20 giugno, giorno in cui l’emittente ha cominciato a passare il video in anteprima.
Il video del brano lo trovate nella schermata video in alto
mercoledì 9 luglio 2008
La leggenda di Hokuto
Ken il guerriero - La leggenda di Hokuto - Director's Cut, è lo sviluppo del celebre fumetto "L’episodio del Mausoleo a Croce del Sacro Imperatore", in cui Kenshiro combatte contro il Sacro Imperatore Sauzer. A differenza della storia originale (raccontata nel manga e nella serie tv), strutturata dal punto di vista del protagonista Kenshiro, nel lungometraggio l'attenzione si concentra su Raoul, il maggiore dei tre fratelli di Hokuto, lanciato nella sua corsa alla conquista del potere. In questa versione per il grande schermo, sarà finalmente mostrato al pubblico il profondo amore che costituisce le radici stesse della volontà di dominio che muove ogni piano del Re. Oltre a Raoul il dominatore e a Kenshiro il salvatore, un'altra figura importante è rappresentata dal Sacro Imperatore Sauzer, Pugno della Fenice di Nanto; quest'ultimo, al pari di Raoul, domina le genti con la violenza e intende conquistare il mondo. A testimonianza della sua crudeltà, Sauzer ha deciso di erigere il Mausoleo a Croce del Sacro Imperatore, simbolo del suo potere: per realizzare questa gigantesca costruzione ha dato il via a una spietata caccia ai bambini, impiegati per la realizzazione del suo folle progetto autocelebrativo. Ad osteggiare Sauzer ci sarà anche Shu, guidato dalla Stella della Benevolenza. Oltre a essere una valoroso guerriero della Scuola di Nanto, è anche colui che in passato ha salvato la vita a Kenshiro bambino. Egli, nel tentativo di bloccare la costruzione del Mausoleo e rimettere ordine nelle fila di Nanto ormai nel caos, organizzerà una vera e propria resistenza. “Nel momento in cui Nanto perde il suo giusto ordine, Hokuto fa la sua comparsa”: l’incontro tra Shuu e Kenshiro dopo anni verrà accompagnato proprio da queste parole. Alla fine, il destino degli uomini di Hokuto e di Nanto si compie nella leggendaria e mortale battaglia tra Kenshiro e Sauzer, il Sacro Imperatore, tramandatore del Pugno della Fenice di Nanto e possessore di un corpo sul quale non ha effetto l’Hokuto Shinken. Riuscirà Ken a fermare la violenza dello spietato Sauzer? Il leggendario combattimento tra Kenshiro e Sauzer vivo tuttora nei ricordi degli spettatori e dei lettori, è riproposto in questo lungometraggio con un’animazione di altissima qualità, accompagnato da effetti sonori più realistici e suggestivi.
giovedì 3 luglio 2008
Bill Gates da l'addio a Microsoft
Il fondatore del colosso va in pensione
Ultimo giorno in ufficio per Bill Gates. Il fondatore di Microsoft dopo 33 anni di "onorato lavoro" va in pensione. E lascia il timone del colosso informatico a Steve Ballmer. Da lunedì 30 giugno il "pensionato d'oro", si dedicherà solo alla "Bill&Melinda Gates Foundation", l'istituto filantropico fondato con la moglie nel 2000, che vanta il titolo di associzione più ricca del mondo.
L'uscita di scena però non sarà totale: l'ex enfant prodige dell'informatica manterrà la carica di presidente e, per un giorno a settimana, si presenterà in azienda. La decisione del "re" dei pc del resto non è inaspettata: quando due anni fa Bill Gates ufficializzò la sua decisione di andare in pensione, la prima cosa che fece fu di andarsi a rileggere il trattato sulla leadership scritto nell'Ottocento da Max Weber. Il suo scopo era capire come le grandi organizzazioni dovessero gestire la scomparsa di un leader carismatico. "E' necessario che sia il leader stesso a nominare il proprio successore", aveva scritto il sociologo tedesco oltre 100 anni fa. Un'indicazione che Gates ha seguito alla lettera nominando Ballmer.La paura di molti e dello stesso Ballmer è se con l'uscita di scena del fondatore, Microsoft riuscirà a correre da sola. Il valore aggiunto di Bill Gates è talmente elevato che "ci vogliono due teste per compensarlo", come ha scritto recentemente il "Financial Times".Oltre alla "vision" di Gates un altro punto di forza di Microsoft è stato per anni il rapporto di amore-odio tra il fondatore e Steve Ballmer. "C'era forte competizione - ha spiegato George Colony analista di Forrester Research - quando si scontravano era assistere quasi a una reazione atomica". Secondo il Wall Street Journal il conflitto tra i due ha spesso prodotto delle paralisi nel processo decisionale della compagnia che ha spinto gli stessi membri del Cda ad adoperarsi spesso come mediatori. Secondo alcuni osservatori, il contrasto nasceva dalle resistenze di Gates ad accettare il ruolo di secondo.Resistenze che si sono completamente appianate nel 2001, quando Gates decise di farsi da parte.La pensione di Gates arriva dunque in un momento cruciale per Microsoft il cui errore strategico in questi ultimi anni è stato - dicono molti analisti - quello di aver sottovalutato le potenzialità del settore della ricerca su Internet e dunque di Google. Per Ballmer sono i problemi sorti con il sistema operativo Vista la principale ragione della perdita di sprint di Microsoft. "Ha calcificato la nostra capacità di reagire", ha detto. Gli analisti però credono che le radici del declino siano più profonde. "Riuscirà l'azienda a reinventarsi? E' di questo che ha realmente bisogno", evidenzia ancora l'analista di Forrester.Anche il fallimento dell'opa su Yahoo getta nuove ombre sulla capacità del colosso di Redmond di scardinare la leadership nel settore pubblicitario online della rivale Google. Ma Microsoft non molla. "Riteniamo che i gadget intelligenti e le apparecchiature continueranno a rivestire un ruolo di primo piano per l'utilizzo del software" dicono i nuovi vertici di Redmond. L'obiettivo, nell'arco dei prossimi anni, sarà quello di "far viaggiare il software su miliardi di apparecchi che dovranno essere coordinati, messi in comunicazione tra loro e connessi a una sistema di intelligenza a strati alimentato da un computer centrale". La sfida è aperta. Anche se Gates dovrà "accontentarsi" di guardarla da spettatore.
martedì 1 luglio 2008
Ronaldinho è tornato e Che spettacolo con Messi
Si è rivisto Ronaldinho. Dopo il ritorno di fiamma a mezzo stampa con il Milan dei giorni scorsi, il crack brasiliano è tornato in campo. Non giocava dal 9 marzo, quando con il Barcellona perse 2-1 in casa col Villarreal in un triplice addio: lui salutò la stagione e molto probabilmente il Barcellona (e nessuno si aspettava le due cose), i blaugrana il secondo posto in campionato. Ronnie stanotte ha giocato in maniera decisamente brillante per 56 minuti: non era un test probante, ma è stato comunque un piacere vederlo in campo.
I PROTAGONISTI - Il brasiliano ha animato la "pachanga", la partitella tra gli "Amici di Ronaldinho" e gli "Amici di Messi" organizzata a Maturin, in Venezuela. La pioggia torrenziale ha rischiato di far saltare la partita, cominciata con un’ora e mezzo di ritardo. Pioggia o no sugli spalti del Monumental c’erano oltre 40.000 persone che sono state intrattenute alla grande: risultato finale uno spettacolare 7-7. Tra i brasiliani allenati da Zico in campo Julio Baptista, Edmundo, Junior Baiano, Vampeta. Tra gli argentini (in panchina Cesar Farias): Abbondanzieri, Palermo, D’Alessandro, Coloccini, l’idolo di casa Juan Arango, Abreu. Arbitrava un argentino a noi caro: Horacio Elizondo, fischietto della finale di Barlino.
VINTAGE RONNIE - Nei primi 12 minuti Ronnie ha mandato a segno Junior Baiano, fatto un gran tiro, contribuito al gol di Vampeta e segnato un gol (salutato dal tripudio della folla) mostrando forma e colpi degni del Ronaldinho "vintage", quello che era il numero uno del mondo. Lo scenario era ideale per esibizioni di maestria, ma va ricordato che nel grigissimo inverno appena passato al brasiliano certe magie non erano riuscite nemmeno nel 5-1 del Barça al Levante…
LA PARTITA - Al 18’ i brasiliani erano già 5-1 (reti di Junior Baiano, 2, Vampeta, Ronnie, Julio Baptista e Abreu), al 32’ Leo Mesi segnava il 5-5 (doppietta di D’Alessandro e altra rete di Abreu). Prima dell’intervallo magico tacco di Ronaldinho con la difesa avversaria a bocca aperta e nuova rete di Julio Baptista per il 6-5. All’inizio della ripresa dopo il pari di Lazzaro il madridista ha restituito il favore a Ronnie che ha segnato il 7-6. Poi i saluti: al 56’ è uscito il 10 blaugrana, al 60’ Messi (dopo l’ultimo pareggio di Lazzaro), che però per acclamazione popolare è rientrato a giocare gli ultimi 5 minuti.
CATTIVA INFLUENZA - Dopo la partita abbracci, sorrisi e dichiarazioni di rito, tutti felici per aver partecipato ad una bella festa. Un paio di certezze: l’amicizia tra Ronnie e Leo è sempre saldissima, sembra però impossibile che i due continuino a dividere lo spogliatoio. Ronnie quasi certamente se ne andrà: tra le motivazioni fatte circolare a Barcellona per giustificare il deterioramento dei rapporti del "10" con il club catalano, la presunta cattiva influenza del brasiliano sull’argentino
I PROTAGONISTI - Il brasiliano ha animato la "pachanga", la partitella tra gli "Amici di Ronaldinho" e gli "Amici di Messi" organizzata a Maturin, in Venezuela. La pioggia torrenziale ha rischiato di far saltare la partita, cominciata con un’ora e mezzo di ritardo. Pioggia o no sugli spalti del Monumental c’erano oltre 40.000 persone che sono state intrattenute alla grande: risultato finale uno spettacolare 7-7. Tra i brasiliani allenati da Zico in campo Julio Baptista, Edmundo, Junior Baiano, Vampeta. Tra gli argentini (in panchina Cesar Farias): Abbondanzieri, Palermo, D’Alessandro, Coloccini, l’idolo di casa Juan Arango, Abreu. Arbitrava un argentino a noi caro: Horacio Elizondo, fischietto della finale di Barlino.
VINTAGE RONNIE - Nei primi 12 minuti Ronnie ha mandato a segno Junior Baiano, fatto un gran tiro, contribuito al gol di Vampeta e segnato un gol (salutato dal tripudio della folla) mostrando forma e colpi degni del Ronaldinho "vintage", quello che era il numero uno del mondo. Lo scenario era ideale per esibizioni di maestria, ma va ricordato che nel grigissimo inverno appena passato al brasiliano certe magie non erano riuscite nemmeno nel 5-1 del Barça al Levante…
LA PARTITA - Al 18’ i brasiliani erano già 5-1 (reti di Junior Baiano, 2, Vampeta, Ronnie, Julio Baptista e Abreu), al 32’ Leo Mesi segnava il 5-5 (doppietta di D’Alessandro e altra rete di Abreu). Prima dell’intervallo magico tacco di Ronaldinho con la difesa avversaria a bocca aperta e nuova rete di Julio Baptista per il 6-5. All’inizio della ripresa dopo il pari di Lazzaro il madridista ha restituito il favore a Ronnie che ha segnato il 7-6. Poi i saluti: al 56’ è uscito il 10 blaugrana, al 60’ Messi (dopo l’ultimo pareggio di Lazzaro), che però per acclamazione popolare è rientrato a giocare gli ultimi 5 minuti.
CATTIVA INFLUENZA - Dopo la partita abbracci, sorrisi e dichiarazioni di rito, tutti felici per aver partecipato ad una bella festa. Un paio di certezze: l’amicizia tra Ronnie e Leo è sempre saldissima, sembra però impossibile che i due continuino a dividere lo spogliatoio. Ronnie quasi certamente se ne andrà: tra le motivazioni fatte circolare a Barcellona per giustificare il deterioramento dei rapporti del "10" con il club catalano, la presunta cattiva influenza del brasiliano sull’argentino
lunedì 30 giugno 2008
Torres Matador, Spagna Campione d'Europa
Spagna campione d'Europa
Le Furie Rosse dominano la Germania: decide un gol di Torres
Alla fine, la ragazza di buona famiglia, bellina, studiosa ma a volte un po’ sciocchina, ce l’ha fatta. La Spagna è regina d’Europa 24 anni dopo l’ultima finale e 44 dopo l’unico titolo. Ha battuto a Vienna, in capo a una ordalia sempre controllata e spesso dominata, la Germania, più alta, più grossa ma non necessariamente più grande. Michel Platini, da giocatore, aveva tolto una coppa alla Spagna nel 1984; ieri sera, da presidente dell’Uefa, gliel’ha consegnata. Cantano e brindano, gli amici iberici, alla salute di Luis Aragonés e dei suoi moschettieri. Calcio di tocco, non irresistibile ma seducente. E una straordinaria copertura del campo. Solo una squadra non ha perso con i neo campioni: l’Italia di Roberto Donadoni. Di solito, queste sfide sono il pane della Germania. Non un tiro nello specchio, non un guizzo, salvo l’elemosina raccolta in avvio. Ballach, il nodo che aveva strozzato la vigilia, ha ribadito di non saper cambiare le partite che cambiano la storia.Comincia aggressiva, la Germania. Dall’alto, il 4-1-4-1 degli spagnoli sembra un’enorme gabbia che cammina. È a sinistra, almeno all’inizio, che i tedeschi trovano generosi varchi. Un po’ perché Sergio Ramos fatica a collegarsi e un po’ perché Iniesta, poi trasferito sul versante opposto, è preda facile di Lahm, Podolski e di chi, a turno, batte quei sentieri. Il pressing di Klose, su Ramos, e un tunnel di Ballack, a Puyol, producono avvisi di occasioni, non occasioni vere e proprie. Scambiate le «ali», chiamiamole così, la Spagna alza, piano piano, la cresta. Un miracolo di Lehmann scongiura l’autogol di Metzelder. Il palo di Fernando Torres - di testa, su cross di Sergio Ramos - ribadisce quanto la «camomilla» sia entrata in partita.Rosetti accompagna i duellanti, molto duri, molto corretti. Una manina di Capdevila scatena dibattiti: rigore sì, rigore no? Non scherziamo. Torres si batte come un leone fra le sbarre di Mertesacker e Metzelder. Non è un caso che sia proprio lui, al 33’, a spaccare l’equilibrio: l’assist è di Xavi, Fernando si mangia il povero Lahm e infila Lehmann. Subito dopo, ecco Iniesta. Smarca Silva, che spreca di volée. Senna si occupa di Ballack, speronato in pieno volto: sangue e arena. Frings e Hitzlsperger tamponano su Fabregas e Xavi. La maginot iberica, più compatta e più alta, costringe Schweinsteiger e Podolski a guidare spesso contro mano. Fischi all’annuncio di Rosetti, fischi a Ballack che rientra: spagnoli, e il fair play? Non il miglior Lahm, a essere pignoli. Anche per questo, nella ripresa, Loew lo avvicenda con Jansen. La Germania se la prende comoda. Marchena, tradito dalla foga (si dice così) centra in pieno i genitali di Klose. Zitta zitta, la Spagna ritorna «tisana». Passeggia, palleggia, traccheggia. Xavi, Fabregas, Iniesta, scatenato, e Silva addormentano i pazienti tedeschi. Poi, d’improvviso, battono a rete: come Xavi (bravo Lehmann), come Silva (fuori di poco). Obbligata la mossa Kuranyi: esce Hitzlsperger, un gregario di cui si erano perse le tracce da tempo. Un errore di Puyol, non il primo, libera il sinistro di Ballack, a fil di montante. La temperatura sale. Silva cerca rogne con Podolski, non siamo sui livelli di Zidane ma era una testatina da rosso. La lealtà del tedesco, che non cade folgorato, spiazza Rosetti. Aragonés richiama Fabregas, così così, e Silva, isterico. Dentro Xabi Alonso e Santi Cazorla. Premono i panzer e, come spesso succede, sono gli avversari a sciupare: Sergio Ramos di testa (salva Lehmann), Iniesta (salva Frings), ancora Iniesta. Che se ne vada Klose, ci sta. Ma Torres, proprio lui, boh: immagino che sia spremuto come un limone. Senna va a un passo, ma proprio uno, dal sigillare il tesoro di Torres. I gol di scarto dovrebbero essere almeno un paio. Molta Spagna. Solo Spagna. Che difesa: zero reti con Italia, Russia e Germania. Grande, Aragonés. E per Casillas, modiche respinte in mischia.Quando vincono i migliori, lo sport respira. Perché sì, se ti chiami Michael - Ballack o Schumacher non importa - troverai sempre un Senna dietro l’ultima curva pronto a chiederti il conto. L’ultima curva era ieri. E il Senna di Luis Aragonés l’ha chiesto.
Le Furie Rosse dominano la Germania: decide un gol di Torres
Alla fine, la ragazza di buona famiglia, bellina, studiosa ma a volte un po’ sciocchina, ce l’ha fatta. La Spagna è regina d’Europa 24 anni dopo l’ultima finale e 44 dopo l’unico titolo. Ha battuto a Vienna, in capo a una ordalia sempre controllata e spesso dominata, la Germania, più alta, più grossa ma non necessariamente più grande. Michel Platini, da giocatore, aveva tolto una coppa alla Spagna nel 1984; ieri sera, da presidente dell’Uefa, gliel’ha consegnata. Cantano e brindano, gli amici iberici, alla salute di Luis Aragonés e dei suoi moschettieri. Calcio di tocco, non irresistibile ma seducente. E una straordinaria copertura del campo. Solo una squadra non ha perso con i neo campioni: l’Italia di Roberto Donadoni. Di solito, queste sfide sono il pane della Germania. Non un tiro nello specchio, non un guizzo, salvo l’elemosina raccolta in avvio. Ballach, il nodo che aveva strozzato la vigilia, ha ribadito di non saper cambiare le partite che cambiano la storia.Comincia aggressiva, la Germania. Dall’alto, il 4-1-4-1 degli spagnoli sembra un’enorme gabbia che cammina. È a sinistra, almeno all’inizio, che i tedeschi trovano generosi varchi. Un po’ perché Sergio Ramos fatica a collegarsi e un po’ perché Iniesta, poi trasferito sul versante opposto, è preda facile di Lahm, Podolski e di chi, a turno, batte quei sentieri. Il pressing di Klose, su Ramos, e un tunnel di Ballack, a Puyol, producono avvisi di occasioni, non occasioni vere e proprie. Scambiate le «ali», chiamiamole così, la Spagna alza, piano piano, la cresta. Un miracolo di Lehmann scongiura l’autogol di Metzelder. Il palo di Fernando Torres - di testa, su cross di Sergio Ramos - ribadisce quanto la «camomilla» sia entrata in partita.Rosetti accompagna i duellanti, molto duri, molto corretti. Una manina di Capdevila scatena dibattiti: rigore sì, rigore no? Non scherziamo. Torres si batte come un leone fra le sbarre di Mertesacker e Metzelder. Non è un caso che sia proprio lui, al 33’, a spaccare l’equilibrio: l’assist è di Xavi, Fernando si mangia il povero Lahm e infila Lehmann. Subito dopo, ecco Iniesta. Smarca Silva, che spreca di volée. Senna si occupa di Ballack, speronato in pieno volto: sangue e arena. Frings e Hitzlsperger tamponano su Fabregas e Xavi. La maginot iberica, più compatta e più alta, costringe Schweinsteiger e Podolski a guidare spesso contro mano. Fischi all’annuncio di Rosetti, fischi a Ballack che rientra: spagnoli, e il fair play? Non il miglior Lahm, a essere pignoli. Anche per questo, nella ripresa, Loew lo avvicenda con Jansen. La Germania se la prende comoda. Marchena, tradito dalla foga (si dice così) centra in pieno i genitali di Klose. Zitta zitta, la Spagna ritorna «tisana». Passeggia, palleggia, traccheggia. Xavi, Fabregas, Iniesta, scatenato, e Silva addormentano i pazienti tedeschi. Poi, d’improvviso, battono a rete: come Xavi (bravo Lehmann), come Silva (fuori di poco). Obbligata la mossa Kuranyi: esce Hitzlsperger, un gregario di cui si erano perse le tracce da tempo. Un errore di Puyol, non il primo, libera il sinistro di Ballack, a fil di montante. La temperatura sale. Silva cerca rogne con Podolski, non siamo sui livelli di Zidane ma era una testatina da rosso. La lealtà del tedesco, che non cade folgorato, spiazza Rosetti. Aragonés richiama Fabregas, così così, e Silva, isterico. Dentro Xabi Alonso e Santi Cazorla. Premono i panzer e, come spesso succede, sono gli avversari a sciupare: Sergio Ramos di testa (salva Lehmann), Iniesta (salva Frings), ancora Iniesta. Che se ne vada Klose, ci sta. Ma Torres, proprio lui, boh: immagino che sia spremuto come un limone. Senna va a un passo, ma proprio uno, dal sigillare il tesoro di Torres. I gol di scarto dovrebbero essere almeno un paio. Molta Spagna. Solo Spagna. Che difesa: zero reti con Italia, Russia e Germania. Grande, Aragonés. E per Casillas, modiche respinte in mischia.Quando vincono i migliori, lo sport respira. Perché sì, se ti chiami Michael - Ballack o Schumacher non importa - troverai sempre un Senna dietro l’ultima curva pronto a chiederti il conto. L’ultima curva era ieri. E il Senna di Luis Aragonés l’ha chiesto.
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